domenica 28 luglio 2013

Come applicare il principio dello "scrivi ciò che conosci" alla fantascienza - Anakina.Blog

Ho più confidenza qui che da Kipple, ci sono stato solo una volta, pochi minuti fa. È un argomento vecchio che mi solletica fin da quando, ragazzino, andavo a vedere l'ultimo Bond o la riedizione di "2001: Odissea nello Spazio".
Nel primo caso il mio amico rideva a ogni scena drammatica come quando Squalo stroncava i cavi della funivia con i suoi denti d'acciaio; nel secondo, beh, il mo accompagnatore mi ha riempito di domande per tutto il secondo tempo (senza dialoghi, onirico è dir poco), tipo "Perché è rosso?" "Perché non c'è nessuno?". La sospensione dell'incredulità, per dirla tutta, sarebbe necessaria nella vita di tutti i giorni, quando rifiutiamo verità evidenti come la moglie fedifraga o il collega invidioso. Non è necessario che le cose che raccontiamo siano vere, così come non è necessario che un tizio con i denti d'acciaio abiti vicino casa nostra. È necessario però che nel contesto di quella narrazione fantasiosa, un po' ironica, siano stati creati antagonisti come quello, insieme ai missili umani, le Aston Martin iper-accessoriate e tutto il resto. A quel punto si diventa credibili, perché quel mondo è diventato autentico. Stan Lee, troppo snobbato e sottovalutato in passato, ha creato una serie di personaggi fantastici e incredibilmente reali nei tratti e nei sentimenti umani, e nessuno si chiedeva come fosse possibile che un folletto verde volasse su un aliante fino al George Washington Bridge, sia perché era inseguito da un tizio in calzamaglia rossa che volteggiava tra i grattacieli usando le sue (!) ragnatele, sia perché, soprattutto, eravamo tutti preoccupati per la fine della bella Gwen Stacy, mai troppo rimpianta, che volava giù dal pilone verso la sua (ineluttabile) fine. Ahinoi, non è più risorta; clonata sì, ma quell'amore morì in quella tavola. Non ha nessun senso chiedersi, in un racconto di fantasia, se quell'aliante possa realmente volare o quelle ragnatele siano in qualche modo imitabili. Chi lo fa, secondo me, dovrebbe chiudere quel libro e iniziare a leggere pagine dell'enciclopedia britannica o mettersi a cucinare, perché forse la narrativa non fa per lui. Ciò che conta è anteporre un ragionamento, un assioma, una semplice premessa, anche tra le righe, in cui si giustifichi ciò che si va a leggere. Il resto sarà tutto più che vero.



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