lunedì 11 novembre 2013

Americans, la Guerra Fredda in grande stile


Non deve stupire la capacità degli autori di fiction d'oltreoceano di creare novità sempre più accattivanti, perché quello che succede nelle produzioni televisive è lo specchio di ciò che anima quella società:
ricerca, volontà di scommettere, apertura a idee innovative, non importa da chi vengano.
E così la prima puntata di "Americans" va oltre ogni mia aspettativa.
Sapevo dell'ambientazione e della trama portante, colpevolmente non mi aspettavo un prodotto di così alto livello. Ci sono delle spie sovietiche infiltrate nel paese nemico al tempo della guerra fredda, il presidente è Ronald Reagan (siamo alla fine ma lo scontro è ancora vivo): ma queste spie sono una coppia di felici sposini con due figli, una tipica famiglia media americana con casetta, giardino e bandiera a stelle e strisce, e vivono a Washington. C'è di che incuriosirsi, no? Il gioco dei ruoli tipico è amplificato oltre il limite: i patriottici, simpatici e sagaci, diremmo proprio "americani", sono i due dormienti; i capoccioni, con i tratti dei "cattivi", sono gli americani veri. Buonissimi contro buoni? Più o meno. I cattivi veri sono sullo sfondo e lo sono per le loro qualità personali. E l'antagonista, beh, è proprio un bel tipo: parla poco e capisce (quasi) tutto.
La colonna sonora è degna del periodo cui si riferisce, e lo si capisce fin dall'incalzante prologo.
Credo che la serie sia destinata a bissare, se non andare oltre, il successo di "Homeland".

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