sabato 27 gennaio 2018

E Jhonny prese il fucile, l'apologo antimilitarista di Dalton Trumbo

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Sebbene la Commissione per le attività antiamericane segnò, solo con la sua esistenza, l'ennesima (perché non fu la prima) nefandezza in tema di libertà civili, non si può certo dire che, nel caso di Dalton Trumbo, le accuse di affiliazione al Partito Comunista fossero infondate, essendo egli di convinta e dichiarata fede stalinista.
Il maccartismo lo costrinse a lavorare in esilio volontario in Messico, sotto falso nome, e tutto ciò non gli risparmiò il carcere quando rifiutò di fare il delatore.
Una fortissima vocazione libertaria fu alla base della sua ispirazione, tanto che le brutte esperienze poterono solo fortificarla e, in pratica, tutta la sua opera parla di questo.
Sceneggiatore di successo prima della II Guerra Mondiale, si schierò contro l'intervento degli Stati Uniti, cambiando radicalmente fronte quanto la Germania attaccò l'Unione Sovietica.
Questo film, sua unica regia, è la trasposizione del suo libro omonimo che si impegnò a non diffondere finché il conflitto non fosse finito.
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Il protagonista, Joe Bonham, è un ragazzo di provincia che si arruola convinto dalla propaganda ma sogna di tornare quanto prima alla normalità. Una bomba lo mutila orrendamente, costringendo i chirurghi ad amputargli gli arti mentre ha già perso vista, udito e non può parlare.
Può solo muovere la testa e tenta di comunicare in questo modo, ma i medici militari scambiano questi movimenti spesso frenetici per spasmi muscolari e ne ordinano la sedazione. Solo un'infermiera ne ha profonda compassione, tanto da comprendere che il ragazzo sta comunicando con l'alfabeto Morse e chiede di morire. Ma quando lo fa presente allo staff medico, è prima diffidata poi allontanata da lui dopo aver tentato lei stessa di accontentarlo.
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I vertici militari decidono infine di nasconderlo alla vista per sempre perché non vogliono che la storia venga resa pubblica, concludendo il paradosso esemplare della ragazza pietosa che vuol porre fine alle sue sofferenze uccidendolo, e dello Stato che non può invece ammettere eutanasia ma lo nasconde in imbarazzata vergogna.
Secondo Dalton Trumbo, la guerra è bruttissima e inutile, dunque, ma non quando è necessaria alla propria causa: in questo, l'osannato autore non molto diverso da ogni guerrafondaio.
Noi crediamo invece che un orrore come quello che vive Joe Bonham sia forse inevitabile nelle cose umane ma difficilmente giustificable da qualsiasi causa, anche in ottica di realpolitik. 

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