lunedì 29 gennaio 2018

L'ora più buia, l'entrata in guerra della Gran Bretagna, mia recensione

Tonitruante e rispettoso ritratto di Winston Churchill, il simbolico salvatore dell'Europa libera dal nome di un piccolo villaggio inglese. Tutti sanno che il Primo Ministro era talmente inviso a Hitler da non volerlo neanche nominare, e non conta quanto fosse avversione istintiva e quanto intuizione politica: aveva ragione su tutto.

Il film è una fedele trasposizione dell'entrata in guerra della Gran Bretagna, l'emblema di come gli Inglesi abbiano resistito contro ogni ragionevole, ma in realtà miope, tentazione di arrendersi a condizioni non dico onorevoli ma almeno dignitose.
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Non era possibile arrendersi, secondo Churchill, perché "non si può contrattare con una tigre mentre la tua testa è nella sua bocca", e solo la vittoria doveva essere la conclusione.
La storia è infarcita di aneddoti, dalle citazioni più celebri alle abitudini discutibili o caratteristiche, come l'andare in giro nudo in casa, la predisposizione allo scotch bevuto in continuazione quasi fosse caffè e l'onnipresente sigaro.
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Un bel film, degno delle candidature forse più del recente Dunkerque, più cupo ma non meno evocativo.
La Seconda Guerra Mondiale ha ispirato credo la maggior parte della fiction libraria e cinematografica di ogni genere, da quella bellica a quella documentaristica passando per lo spionaggio, il drammatico e il sentimentale, come se quei tragici avvenimenti riassumessero in sé tutti i sentimenti che lasciano i fruitori affascinati e coinvolti, quasi che veramente il Male e il Bene si fossero infine là scontrati, e il secondo abbia infine prevalso: ma è ovvio che solo chi non li ha vissuti può percepire in questo modo quella tragedia assoluta.

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